Paolo e la mezza pesca
"Alla mostra del fotografo Gianpaolo Barbieri mi hanno presentato un modellino fresco e con gli occhi luminosi. Gli ho detto: Oh, piacere, ti sei fatto male quando sei caduto dal paradiso?!". (go)
GRAZIANO ORIGA: Mi piace molto questa trattoria romana…
PAOLO POLI: Mi fa piacere che ti piaccia, Graziano. Vengo spesso a mangiare qui. C’è molta gente che conosco…
GRAZIANO: Massimo Cassani, un amico scrivente, vede sempre tre volte un tuo spettacolo: anche quattro perché lui ragiona ‘multliplo’ come me.
PAOLO: Davvero?! Forse lo conosco, ma ormai l’IBM non mi rende più come una volta. Colpa la vecchiaia, la sifilide, la cirrosi, e la tubercolosi che è romantica…
GRAZIANO: E girando-girando per Roma, ieri notte, pensa, siamo finiti in… dis-co-te-ca!
PAOLO: Non frequento discoteche! Lavoro di sera e quando sono libero preferisco stare con gente che scelgo e non che trovo occasionalmente. Preferisco stare con degli amici dato che, girando per le città, si frequentano persone per necessità e non per amore…
GRAZIANO: Beh, ora, con me, puoi lasciare la necessità e tornare all’amore…
PAOLO: Quando finisco la stagione devo sempre chiudere la compagnia, pagare i contributi e le marchette. Il mio riposo vuol dire andare in banca e firmare fogli. Il piccolo scrittore fiorentino…
GRAZIANO: Per riposarti, l’estate prossima potresti andare al mare e abbronzarti…
PAOLO: Non vado al mare. In ogni caso la tintarella puoi prenderla per contatto andando a letto con della gente di colore.
GRAZIANO: Dovresti venire più spesso a trovarci in Milano…
PAOLO: Sai cosa, a Milano ho vissuto per dieci anni al tempo del boom economico. Stavo nel quartiere dei cinesi.
GRAZIANO: (Guarda Paolo sbucciare una pesca con maestria e sapienza uniche) Non ho mai visto niente di così algebrico e magico allo stesso tempo.
PAOLO: Mangio spesso la pesca, per questo sono così abile nel tagliarla. La pesca è detta anche persica perché proveniva dalla Persia e in Emilia Romagna c’è un paese che si chiama San Giovanni in Persiceto. Persiceto viene da pesca. La parola mi ricorda un fatto che mi è successo con il maestro Brero. Lui aveva arrangiato un’antica melodia rinascimentale tirata fuori da un palinsesto scritto malamente e che io ricopiai. La mia scrittura era talmente orrenda che il maestro la interpretò molto male. Lui lesse: "La pastorella esce per tempo e mena le caprette a pescar fora…". Queste caprette andavano a ‘pescar fora’ ed invece era pascer, ‘pascer fora’.
GRAZIANO: Potresti fare uno spettacolo sulle pesche e sulle pecore…
PAOLO: Mi piace fare teatro di mezza letteratura di mezzo secolo, rivissuta da dei signori di mezza età in mezze maniche, con un pianoforte a mezza coda e a mezza voce. A mezza voce perché ormai mi si è dimezzata, come virulenza e birichinezza. Brillavo nelle feste quando, giunto dalla provincia (con Laura Betti), bisognava essere cattivi ad ogni costo. Noi portati al civitato e alla purezza si dovette essere bambole orizzontali…
GRAZIANO: Trovo molto interessante essere vivi dai dieci anni di età ai venti…
PAOLO: Nella nostra stagione di vita – un po’ sul tramonto – ci assomiglia di più l’adolescenza che non la maturità. Ma l’infanzia è al di fuori delle responsabilità come la vecchiaia.
GRAZIANO: Quando vengo a Roma, non vado mai dal Papa.
PAOLO: Ormai le commedie e le poesie le scrive solo lui. Gli altri fanno i miracoli.
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PAOLO POLI & GRAZIANO ORIGA (photo by Joe Zattere).
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