IL GRANDE BLEK, TORNA IL DIVO BIONDO DEL WEST IN 30 VOLUMI: CORNA D'ALCE!
Pantaloni rossi, gilet di pelle, copricapo di castoro; il suo look algido non è mai tramontato. Patriota e ribelle, il suo senso di giustizia ne fa un eroe senza tempo e paura. Sarà emozionante rivederlo ancora alle prese con i Gamberi Rossi invasori, trafficanti di armi, traditori, indiani esuberanti, osti della malora, pirati e mostri. Sarà bello rivederlo statuario e all’erta, stagliato in panorami e tramonti mozzafiato. Ci farà bene tornare all’avventura di un uomo della foresta leale e generoso per il quale quello che conta non è la ricchezza né il potere, ma la liberta senza condizioni. Ci farà bene quel suo lungo sorriso. Bentornato Blek, coscienza dei nostri giorni. Il viaggio continua, col Sole 24 ore, davanti a noi.
Il Sole 24 Ore ripubblica 30 avventure di Blek.
Il primo volume in edicola il 1° luglio.
Visto che l'avventura comincia dall'inizio e che l'inizio serve (appunto) a presentare le figure del racconto, eccoci alla prima vignetta, all'incontro con lui, al quadro di Blek Macigno che, essendo eroe, possiede per intero lo sguardo nobile e fiero del gentiluomo. Indimenticabile protagonista del fumetto italiano del dopoguerra, il biondo invincibile ammirabile trapper, conserva ancor oggi lo stampo (matrice) di un divo. Pop anche in bianco e nero, vintage a 45 giri, icòna italian graffiti, insomma, trattasi di fico. Il muscoloso eroe ostenta (sicuro) modernità; il suo simbiotico contatto con la natura lo fa risultare simbolo di stile di vita – semplice e spurgato – chimerico per chi abita nelle confuse megalopoli. D'altra pare Blek deriva da quel Natty Bumppo, cacciatore leale e valoroso, sorridente e giovane filosofo dei boschi, creato da James Fenimore Cooper (1789-1851), cantore della civiltà delle foreste cui si deve la saga di "Calza di Cuoio" (oltre "L'ultimo dei Moicani"). Di cognome Macigno, pur alla vigilia dei suoi 60 anni di vita che saranno festeggiati nel 2014, come Tex Willer (1948), ha avuto il destino di mantenersi fresco di giornata e con lo stesso potenziale editoriale di quando è nato. Il tempo non è riuscito a scalfire il suo luminoso (algido) look; quando lo vedi e lo rivedi, vedendolo ti fa l’effetto delle canzoni di Battisti e Carosello. Non sentimento nostalgico ma immaginario collettivo, memoria, ad 'honorem' patrimonio storico degli italiani. I fumettisti torinesi Giovanni Sinchetto (1925-1991), Dario Guzzon (1926-2000) e Pietro Sartoris (1925-1990), trio di autori conosciuti colla sigla "EsseGesse", in seguito al successo di "Capitan Miki" (1951) pubblicato dalla Dardo consegnarono tre anni dopo allo stesso editore, Gino Casarotti, il loro nuovo personaggio. Il 3 ottobre del 1954 in tutte le edicole arrivò – nel collaudato formato striscia – "Il Grande Blek", militante nel movimento rivoluzionario indipendentista americano, punitore di traditori e imbroglioni, castigatore di ingiustizie sociali. Alto quasi due metri, muscoli d’acciaio, puro di spirito e di sguardi, Blek, in altre ipotesi potrebbe essere considerato perfino uno dei pionieri dell’ecologia, un trappolatore di castori – fatto di carta – che preserva la foresta, dove tutto scorre coi tempi della contemplazione. Come Davy Crockett, Daniel Bone, Pecos Bill e Comandante Mark, il nostro è patriota integro, rude, suggestivo. Le storie del Maciste delle foreste del Maine decollano dal 1750, quando gli inglesi fanno di tutto per tenere i coloni sotto la bandiera d’Inghilterra (opprimendoli), tassandoli e tartassandoli. Per questo il gigante biondo diventa patriota, non per motivi politici ma per un senso di giustizia. Blek è affiancato da due ‘spalle’ che sostengono la serie, il (birbante) ragazzino orfano Roddy e Professor Occultis, inventore (ciccione) di matrice goldoniana. Come in Disney, nel mondo di Blek lo spazio-tempo non è contemplato. E nelle foreste che si stendono a vista d’occhio si muovono loro, i trapper, solitari, un po' anarchici ma capaci di riunirsi nei momenti in cui qualcuno minaccia la loro scelta di vita, di libertà e di giustizia. E talvolta, cantando, sembran quasi i sette nani: •♪♫• «Figli siam della foresta – i famosi trapper siam – siamo gente forte e onesta e cacciando noi viviam» •♪♫•