DYLAN DOG: INFERNI

DYLAN DOG. INFERNI, in libreria e in edicola, estate 2022, volume cartonato gigante con due storie scritte e sceneggiate da Tiziano Sclavi. A disegnarle Carlo Ambrosini e Gustavo Trigo; a firmare la copertina Claudio Villa. Postfazioni corredate da Graziano Origa e due sue lunghissime ed espanse interviste inedite indispensabili ai bros Tiziano e Carlo.

Cosa sono gli inferni e quanti sono? Terribili, folli, governati da una bieca burocrazia o a volte perfino piacevoli e pacifici. Ma quanto sono distanti dalla nostra realtà? È ciò che dovrà scoprire Dylan Dog, invischiato in un intrico di avventure surreali, alle prese con alcuni dei molti inferni possibili, non quelli metaforici, ma quelli reali, popolati di demoni e di drammatiche scelte da compiere. L’indagatore dell’Incubo si destreggerà su piani paralleli, incrociando dimensioni alternative, per arrivare infine a intuire che forse «l’inferno non è così brutto come lo si dipinge»… Andate tutti all’inferno.

Si tratta di una delle primissime storie di Dylan, il n. 6, datato 1987 (35 anni fa), con una copertina di Claudio Villa che ritrae un diavolo di spalle, il cui design potrebbe essere ispirato al film fantasy “Legend” (1985) di Ridley Scott, con la performance di Tim Curry nei panni di Darkness, un diavolo umano pieno di grazia che passa dal seducente al furioso, a manipolatore. Una storia cinica e fredda come un orologio. Larry Varedo oramai è l’ombra di se stesso, una rovina, un relitto che ha perso tutto, che un tempo buttava via gli Havana, non le sigarette. E pensare che da giovane era il miglior assassino di tutta l’Inghilterra. Resta il fatto che un giorno si ritrovò in un vicolo cieco: non gli rimaneva che firmare col proprio sangue un patto col diavolo. Sclavi, per i disegni, coinvolge l’argentino Gustavo Trigo (1940-1999), fumettista che debutta nel 1958 con la Editorial Columba e che anni successivi collaborerà con lo sceneggiatore iconico Héctor Oesterheld.

GRAZIANO ORIGA: Tiziano, da ragazzino usavi la macchina da scrivere o facevi a mano su un quaderno nero?… Gianni Rodari, in proposito, diceva «I quaderni hanno questo di speciale, sulla prima pagina ci si scrive benissimo, senza errori, lettera per lettera, accento per accento, senza dimenticare gli apostrofi; sulla seconda pagina ci si scrive già un po’ meno bene; sulla terza, un po’ peggio; dalla quarta in giù, per china precipitosa che porta all’ultima pagina, sempre peggio, ‘più peggio’, se la grammatica lo permettesse»…

TIZIANO SCLAVI: Ho cominciato a scrivere a macchina molto presto, andavo ancora a scuola. Eraun’enorme Olivetti Lexikon 80, dismessa dall’ufficio di mio padre. Ovviamente all’inizio ero lentissimo, tutto il tempo andava via a cercare i tasti. Poi sono diventato sempre più veloce, velocissimo, battendo sempre con due dita, i medi. E ho seguito la tecnologia, dalla macchina da scrivere elettrica al computer, con cui ho cominciato a scrivere nel 1984. Però, parallelamente, qualche volta scrivevo a mano. Ho scrittoa mano i romanzi “Apocalisse” e “Le Etichette delle camicie”, e anche parecchie storie di Dylan. Era abbastanza bello. La rottura era poi ricopiare tutto a macchina, ma questo mi dava modo di rileggere attentamente ed eventualmente correggere.