Gli episodi del volume, “Il club dell’orrore”, “Orrore nero” e “Mefistofele”, sono sceneggiati da Tiziano Sclavi – che firma tutti e tre i soggetti col contributo e Luigi Mignacco – e disegnati da Corrado Roi e Giovanni Freghieri. La copertina è invece opera di Claudio Villa. Prefazione di Graziano Origa.
L’Indagatore dell’Incubo affronta “Orrore Nero” in ogni declinazione, fronteggiando mostri reali e immaginari, uomini più diabolici del diavolo stesso e demoni in grado di amare. Ma la conclusione più amara è anche la più veritiera: spesso il mostro peggiore emerge proprio dalla natura umana.
La narrazione della principale storia è ambientata a Buffolòra, villaggio all’estrema periferia di Brescia. Tremila anime che se stai lì a contarle muoiono anche quelle. Ma si dice che sia gente buona – l’è tutta brava gente -, che perfino i contadini a cui rubi la terra un bicchiere di vino te lo offrono sempre anche se sei uno zombie. Tanto «…ci son tre cose al mondo, le donne e il vino nero; la terza in fondo è sempre il cimitero». Cenere alla terra. Terra alla terra. Amedeo, invece, è uno di quelli che per due pertiche (600 mq) di terra, ti ammazza alla buona con un colpo di pietra alla testa.
Don Aldo benedice tutti, anche più volte nello stesso mese, tanto poi tempo una settimana resuscitano. Ma ci pensa Francesco Dellamorte – custode del cimitero – che con un colpo di pistola li sotterra di nuovo, poi il suo assistente Gnaghi pulisce tutto intorno anche se sembra scemo. Gli zombie di Buffalòra. Anzi, per educazione conviene chiamarli “Ritornanti”. Ma meglio non parlarne troppo di questa epidemia che fa ammalare e morire, poi ridestare ravvivati.
A Buffalòra, Dellamorte ricorda ancora di quando consolò una vedova velata a un funerale di un marito morto fresco di giornata. L’ossario li accoglie e si baciano conturbanti con i volti coperti come nel dipinto surrealista a olio su tela del 1928 “Les Amants” del pittore belga René Magritte. Ne esistono due versioni, la prima è alla National Gallery of Australia, mentre la seconda si trova al MoMA di New York. Il volto coperto viene associato all’ossessione che il pittore aveva di coprire i volti anche nella vita reale, un panno bianco che impedisca di vedersi e comunicare, suscitando una certa inquietudine e angoscia. Un sudario muto. Lo commento lo stesso Magritte: «C’è un interesse in ciò che è nascosto e ciò che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso, una sorta di conflitto, direi, tra visibile nascosto e visibile apparente». Gli amanti – dopo il bacio – presi dai sensi che parla di morte e di impossibilità di comunicare, fanno l’amore sopra la cripta del marito zombie di lei, che esce dalla tomba e la uccide a morsi.
Prima di deporla nella lastra fredda dell’ossario – lei nuda come la terra – nell’ultimo respiro oracolare, in odor d’incenso sussurra come in una poesia di Rimbaud: «… Non è niente… Amore, non è niente, non è niente. Niente». Dylan, nel dubbio che potrebbe rivederla nel mondo degli zombie, si prende tutto il tempo prima di spararle. Un amore può implicare che un giorno ci potrebbe essere altro dentro di esso.
Una tavola interna contenuta nel volume “Orrore Nero”, edito dalla Sergio Bonelli Editore, aprile 2023.