DIARY: Christopher Makos



Christopher Makos by origa
CHRISTOPHER MAKOS, portrait by
Graziano Origa, pen&ink, 20X20, framed for
Nòva100, Sole24ore, 2010.


1.

1995. Deciso cinque anni dopo di tornare a New York a vivere un mese di nuovo con Hamlet Manzueta (parlo di lui su "Diary“ #5) ma non QUI in Mott street ma in un big loft in 24esima, pieno di fidanzati e amanti artistoidi e perditempo, ma gira solo cool beer e qualche mezzino di extasy. Fin dal primo giorno che sono qui in un letto a castello, mi rendo conto che ora lui è famoso tra gli artisti drag e ha una tv che riprende i transgender delle NY nights. Un testimonial della felicità. Uscito alle 10, visto che ero in Union Square, fatto salto da Forbidden Planet e comprato volumone con dentro in full page le cover a tempera di tutti i pulp paperback dei quaranta. Preso aperitivo da Howard Johnson e pizza mostro da Sbarro, entrambi in Times Square. "Il Progresso Italoamericano", quotidiano a cui collaboravo negli anni Ottanta – con ritrattini e articolini – non esce più e ora si chiama "America Oggi". Andato alla St. Patrick's Cathedral e acceso due candele per i miei genitori. Incontrato per caso Dunia Lipovec (ex di Johnson Righeira) che ora vive lì con la madre e il fratello. Nel pomeriggio, salto nel negozio di Patricia Field con intenzione di baciarla e andare via ma lei ha abbandonato i clienti per parlare con me proponendo cena a casa sua più tardi. Con Hamlet – andando a cena da Pat – lui si ferma a parlare con due cinesi artepovera, e dopo gli ho chiesto come fa a riconoscere per sicuro un cinese da un jap e lui dice che i jap hanno più spazio tra le sopracciglia e le ciglia. A cena da Pat c'era la manager-stilista Barbara Dente (che ho fotografato con due sfilatini messi a forma di croce) e il travestito Cody Ravioli che faceva polaroids a tutti come una posseduta. Andato alla disco "Quick" con Alberto – amico di Hamlet – che sembrava così interessante e maschile invece è fica. Hamlet è andato al "Mars" ma non è rientrato a casa. Lungo sonno io, invece, che sento di essere invecchiato di 400 anni in 1 giorno. The day after, conosciuto Christopher Makos al compleanno di Andy Warhol (ovvio che lui non c'era, è morto). Makos mi invita ad andare nel suo studio il giorno dopo, forse pensando che sono un mecenate.


Makos+origa
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YORK 1995: CHRISTOPHER MAKOS AND GRAZIANO ORIGA (photo by hamlet manzueta).

2.

Come era mia intenzione, cammino verso twenty west twentieth street; studio di Makos, il fotografo di quasi tutte le foto di Warhol. Lui è una delle persone più semplici  che io abbia mai conosciuto. Quando arrivo lui è seduto che parla con un cliente e un modello che aspetta, venuto per farsi fare il book (guarda riviste a casaccio). Andato via il cliente, Chris mi fa l'occhiolino quando sta per far spogliare il bel ragazzo del New Jersey. Io mi siedo, fotografo, e mi rifaccio gli occhi. Dopo il servizio fotografico, il manzo va via. Una cosa intelligente che Chris fa sempre – essendo bravo e pure un bel ragazzo – è quella che quando conosce qualcuno per la prima volta gli mostra delle polaroid del suo pene; credo per metterlo a suo agio ed essere trasparenti e rilassati poi quando si parla. Ha fatto così anche con me. Poi parliamo.


Kris + model + client
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YORK 1995: MODEL,
CHRISTOPHER
MAKOS

WITH CLIENT (photo by graziano origa).



Chris + model
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YORK 1995: MODEL AND
CHRISTOPHER
MAKOS
(photo by graziano origa).

3.

Parliamo di tutto, e mi dice che i giorni scorsi la mafia ha rubato i sacchi neri del suo trash (scarti fotografici) e che adesso lo ricattano dicendo che se li rivuole indietro deve sborsare 5 mila dollari. Ma lui non ha intenzione proprio di ricomprarsi della spazzatura che ha buttato via. Anzi, dal trash prende un po' di ritagli scartati e strappati, in uno c'è Andy, in due lui e poi impronte digitali; mi mette un timbro dietro e me li regala. Mi dice che la sua strip preferita è "Calvin and Hobbs" ma se è in Europa, "Tintin". Nel suo studio, oltre che il faccione della sua mascotte, vedo un giocattolo di "Bug Bunny" crocefisso. Ama le riviste porno, i cazzi grossi di Tom of Finland e "Playboy" per i culi grandi. Mi dice che sua madre è italiana, Diana Innocenti nata a Grosseto, e che suo padre, Anthony Makos era metà greco e metà francese. Mi ha fatto ridere quando mi ha detto che ogni tanto cuce le sue foto tra loro con la macchina da cucire italiana "Necchi". Poi stampiamo in camera oscura le foto del manzo del New Jersey, prendiamo il sacco nero del trash della giornata e lo mette fuori come sempre. Così magari la mafia capisce qualcosa. Mi fa sedere sul tubo della sua bicicletta come una femminuccia e sfrecciamo verso Greenwich Village. Mi dice che si trova bene con me e che anche Andy adorava andare in bici con lui seduto a quella maniera e che adesso io gli ricordo lui nei modi e nelle posture. Andiamo a casa sua, piccola ma antica, appende la bici al muro, mi mostra qualche quadro di grande valore e usciamo a cena. Per strada mi fa una foto accanto a una fuoriserie slanciata e poi compriamo il vino buono italiano perché nel ristorante dove stiamo andando non servono alcolici. Ridiamo molto, e poi dopo, brilli e felici, lui propone un'altra cosa che faceva sempre anche con Andy e che fa ancora oggi da solo: Let's to Watch People. Così anche io oggi, ogni tanto come attività, faccio 'watchingpeople', seduto su un gradino a guardare tutti quelli che passano. Con attenzione e sorpresa. Thanks. Uh, Makos! Insomma, trattasi di genio.


Collage
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YORK 1995: COLLAGE

(photos by Christopher Makos).


Graziano origa by makos NEW
YORK 1995: GRAZIANO ORIGA

(photo by Christopher Makos).


photology.

Sound, Lou Reed & John Cale, "Smalltown" (Album "Songs for Drella"), 1990.


diary:

PATRICIA
FIELD

REBECCA WEINBERG

RICHARD MOVE

CHRISTOPHER MAKOS

HAMLET MANZUETA

DANIEL ROSSI

DUNIA LIPOWEC