DeLORD. PIANISTA POP

DeLord, portrait by Origa, pen&ink on paper, ecoline, collage, 2015 (Carlino private collection)

DeLord pic 1

Graziano Origa conversa col giovane pianista onirico modenese Christian Carlino. In arte DeLord, “Italian Pianist and Writer in a Pop Way”. Un musicista che propone le sue leggere melodie al pianoforte, disegnando scenografie suggestive e storie delicate, visionarie sicuramente, amori astratti e futuribili, struggenti, in questa Terra o nell’Universo. DeLord si rivela incandescente, travolgente e metafisico, percorrendo la grande strada della libertà espressiva in uno stile compositivo sognante, dormiente, di probabile natura psichedelica, in cui il pianoforte incontra la luce risolutiva e tenue di lampade illuminanti – create dall’artista stesso – in un magico misterioso esperimento di colori alchemici che risulta benefico anche solo come cromoterapia. Linee melodiche morbide attraversano la danza delle note di questo sorprendente e tenue Scrittore di Sogni. Appena uscito il suo singolo “Un respiro”, che è un invito di amorevole calma sintesi.

GRAZIANO: Mmmh… Sembri pronto per fare qualcosa, mio caro DeLord, o forse l’hai già fatto…
DeLORD: Ah sì, Graziano, l’ho sempre fatto e lo sto per fare, tra un po’ di lune avrò 30 anni e ho sempre suonato il piano, fin da bambino…
GRAZIANO: Sì-sì, volevo dirlo, ma addirittura forse ci siamo conosciuti un pomeriggio – pensa – anche di 100 anni fa, in un pianobar, mi pare a Parigi, dove ogni tanto penso di non essere mai stato…
DeLORD: Credo di sì, invece, perché Parigi era. Anche nei miei ricordi delle vite passate a volte riafforano alcuni bagliori del tempo che fu, passato a scrivere eterne memorie seduto in quel bar sugli Champs Elysees… Ecco che allora (probabile) capisco come mai fin da bambino io abbia sempre avuto una irrefrenabile voglia di scrivere e lasciare un segno su tutto ciò che mi circondava. Più avanti con l’età avrei capito poi quale sarebbe stato il mio sentiero.
GRAZIANO: Rivelami, ti prego, la storia del tuo primo pianoforte…
DeLORD: Ero bambino, molto piccolo, credo di aver avuto all’incirca 4 anni. All’epoca abitavo in una ridente località di montagna ed i miei genitori mi portarono ad un provino. Cercavano un bambino per fare da testimonial ad uno spot di un giocattolo. Finito di girare lo spot mi portarono all’interno di una stanza piena di giocattoli e mi disserò “Scegli quello che vuoi, è tuo”. Ecco, devi sapere che all’epoca era appena uscito il Nintendo e per qualsiasi bambino sarebbe stato normale prendere e scappare con quell’oggetto del desiderio. Io invece, non so come, mi sono ritrovato in mano una mini tastiera elettronica da due ottave ed ero il bambino più felice del mondo. Senza saperlo, nella mia stupenda ingenuità infantile, avevo già segnato buona parte del mio futuro…
GRAZIANO: Entro la fine dell’anno uscirà il tuo album, che ha già un titolo o che potrebbe essere “Glass”.
DeLORD: Sì, un album che sarà frutto delle mie riflessioni di questi ultimi cinque anni in cui mi sono avvicinato al meraviglioso mondo della fisica quantistica, mi sono allontano dagli indottrinamenti classici della religione, ed ho capito – vivendo – che al di sopra di noi esiste un qualcosa di talmente superiore che governa tutto ed al quale noi dobbiamo solamente lasciarci andare unicamente verso la crescita spirituale.
GRAZIANO: Quantistica, religione, matematica: e la bellezza?…
DeLORD: Tutto questo concetto ruoterà attorno al termine “Bellezza”. Ci sto lavorando ma voglio finir alla fin fine nel raccontare, a mio modo, quanta bellezza abbiamo intorno a noi e di come non ce ne rendiamo conto.
GRAZIANO: Sai DeLord, pratico molto la bellezza, quando dormo. E almeno una volta la settimana sogno Marlon Brando, ad oltranza, in Apocalypse Now, dove però metà del suo volto (quello in ombra, sudato, che si bagna la testa con l’acqua, nel tormento della febbre nel trovar risposte); e nel sogno c’è il mio volto nel suo ruolo del Colonnello Kurtz, ma è lui a parlare con la sua voce: «E ho visto tutto l’orrore degli uomini, e ho pianto, pianto come una madre, rendendomi conto in un bagliore, come fossi stato colpito da un diamante, e ho pensato, Mio Dio, che geni, che volontà per fare tutto quel male».
DeLORD:  Stanotte ho fatto un sogno molto strano. Ero su un’isola, e scrivevo, suonavo. La mia mente era talmente leggera che potevo addentrarmi nelle infinite moltitudini di colori che ogni oggetto che abbiamo intorno possiede… Avverto una sensazione strana; quella sensazione che hai pochi attimi prima di renderti conto che la terra trema… Mi volto, un’esplosione mi avvolge ed interrompe questa tranquillità. Da lontano grandi pietre vengono verso la mia direzione. Rimango immobile, tutto si ferma. Le pietre continuano ad avvicinarsi sempre di più. Dentro al mio sguardo percepisco un sottile colore rosso: è il mio sangue che torna a defluire. Corro. Arrivo in una casa. Poi il silenzio. Mi sento al sicuro. Mi sveglio e mi rendo conto di essermi addormentato sul pianoforte. Mi alzo e vado a letto. Mi risveglio di nuovo questa mattina.
GRAZIANO: Avevi fatto un sogno dentro un sogno, qualcosa del genere, ma, caro, eri al sicuro…
DeLORD: Già, proprio così. Ultimamente la mia mente mi sta regalando una miriade di esperienze sempre più immense. Mi risveglio al mattino e per almeno una mezz’ora buona devo concentrarmi per capire se quello che ho intorno a me è il mondo reale oppure sono ancora immerso nell’altro mondo, quella della mente. Forse tutto questo si è amplificato ultimamente perché mi sono rivisto il film “Inception” e mi ha portato a pormi diverse domande sulla nostra esistenza e su come l’essere umano sia in realtà una presenza collettiva addormentata da questo periodo storico in cui sembra aver perso contatto con le proprie radici legate alla natura, l’unico vero Dio, piacendo a Dio 🙂
GRAZIANO: “Inseguirsi” sarà un brano dell’album “Glass”?
DeLORD: No. Ormai quel pezzo ha fatto la storia, l’ho scritto nel lontano 2007… Ed ha viaggiato tanto, ben oltre le mie aspettative. Pensa che due ragazzi sono venuti a trovarmi dal Messico per raccontarmi il loro amore grazie ad “Inseguirsi”. In questo brano sonorizzo la storia di due giovani che vanno alla ricerca del loro amore per tutta la vita, pur sapendo che non potranno viversi e possedersi mai, ma solo continuare ad inseguirsi e sfiorarsi in un’eterna ricerca dell’altra parte di sé, per incontrarsi almeno nel sogno di un bacio eterno e luminoso, proprio come evoca l’opera d’arte di Marco Lodola.
GRAZIANO: Lodola, intendi quel Marco Lodola, l’artista, scultore di luci e ombre che inizia a Milano negli anni Ottanta con il mitico gallerista Inga Pin?…
DeLORD: Sì, un mio amico che ispira il mio sguardo. Ed è proprio lui quello che appare in un cameo nel video dietro di me al pianoforte. Stimo tantissimo Lodola. Ci siamo conosciuti al RoxyBar di Red Ronnie e sono sono rimasto letteralmente flashato dalle sue opere, dalla sua luce e dalla magia che emanano. Lo scorso anno sono stato anche nel suo studio di Pavia dove ho potuto toccare con mano la sua essenza.
GRAZIANO: Red Roxy è mio amico – pioniere di tante realtà ma viste con occhio giornalistico – e sono stato pure art director (nei primi anni Novanta) della sua rivista tabloid “Be Bop A Lula”. E Ricordo ancora sua figlia Jessica, ma era ancora una bambina, e lui la coinvolgeva perché registrasse con la mente degli avvenimenti che poi si sarebbe ritrovata da grande. Comunque, aspetta aspetta, e quei due affascinanti messicani che si inseguivano? Non puoi lasciarmi senza dirmi altre parole su di loro. Si inseguono ancora?…
DeLORD: Immaginavo che ti avrei messo curiosità. Voglio raccontarti la loro storia perché credo che sia l’affermazione di quanto di più magnifico io potessi fare grazie alla musica: far incontrare due persone, loro sono Priscilla e Josè. Circa tre anni fa un amico in comune convince Priscilla a conoscere Josè in quanto è fermamente convinto che tra di loro possa nascere qualcosa di amorevole. Si conoscono ed iniziano a frequentarsi. Alchè Priscilla – che è una donna molto esigente – dichiara a Josè che lei avrebbe sposato nella sua vita l’uomo che le avrebbe suonato il brano “Inseguirsi di DeLord”, che sono io appunto… Tieni conto che Josè all’epoca era il classico ragazzo lavoro, sport, tv. Fine. Di nascosto Josè decide di prendere lezioni private di pianoforte e di studiare a memoria il mio brano “Inseguirsi”. Dopo un anno intenso di studi e di peripezie per non farsi scoprire da Priscilla, Josè organizza una cena per festeggiare il loro primo anno di fidanzamento in un noto locale di Monterrey. Poco prima dell’appuntamento però Josè dà buca a Priscilla, la quale si incazza non poco (tutto questo è documentato da un video). Mentre lei, in compagnia di amiche, aspettava Josè, nel locale iniziano a succedere cose strane (il cameriere intona canti Lirici e arrivano perfino delle violiniste) e Priscilla decide di andarsene ma ancora non si rende conto di quello che sta per succedere… Viene trascinata all’interno del locale che nel frattempo si è trasformato in un concerto tutto per lei ed ecco che il tavolo sul quale lei era appoggiata viene aperto trasformandosi in un pianoforte. Entra Josè che la abbraccia e le suona il mio brano! Proprio così, dopo un anno di studi arriva e suona “Inseguirsi” (suonando addirittura due note ghost che dal vivo io non suono mai). Puoi immaginare come è andata a finire. Josè chiede a Priscilla di sposarlo e lei cade nelle sue braccia in lacrime di gioia. I due sposano. E a settembre 2014 ci siamo conosciuti di persona, sono venuti a trovarmi un weekend durante il loro viaggio in Europa.
GRAZIANO: Hey caro Christian, ti credo se me lo racconti così tutto d’un fiato ma, tutto questo – te ne rendi conto – assomiglia ad una scena da film…
DeLORD: …Chissà magari un giorno qualcuno lo farà… Sai, quando ho saputo della loro storia non ho saputo trattenere le lacrime. Ora, con questa nuova consapevolezza che ho scoperto dentro di me invece, so che quelle erano lacrime liberatorie. Era la mia anima che ringraziava l’universo per aver realizzato un sogno che volevo: far viaggiare la mia musica in tutto il mondo per fare bene agli altri. In inglese scrivo sempre “Let love rule the world with the Music”.
GRAZIANO: La mia mente è predisposta nel ricordare tutti quei pezzi di film in cui c’è almeno una scena dove qualcuno suona un pianoforte, da solo o per intrattenere. O qualcuno – ma questo è libertino decadente – che ti sveglia al mattino con delle note delicatissime di tasti di piano. Mi sono chiesto perché John Cassavetes in fondo, sia fra i miei attori e registi preferiti, “Gloria” ma anche il disperato fatale Love Streams, che adoro, con un Cassavetes – pochi anche prima che lasciasse questa valle di lacrime –  bevuto e fumato solamente, che in auto raggiunge le case di tutte le persone che ha conosciuto, nemici e mogli e amanti e figli compresi. Della serie “verifico se stanno tutti bene”; e tutti bene non stanno, neppure lui. Cantano, suonano, si baciano, litigano e lui scappa dal prossimo volto che gli viene in mente. John da giovane era un matto compulsivo bad boy (come Brando ma meglio) – giubbotto di pelle nera, braccato tra i vicoli in ombra – e nei film che ha diretto c’è sempre almeno una scena di pianoforte, e lui balla, da solo in casa o con qualche puttana blues di mezzanotte. Pensa che una della tante versioni filmiche shakespeariane che esistono de “La Tempesta” (1982), che io ho in Vhs, l’ha fatta anche lui col regista-attore Paul Mazursky, che suona il pianoforte. John arriva ubriaco marcio mentre Paul suona al piano pezzi classici e a entrambi viene la risatella da alcol, quella contagiosa e incontrollabile, ridono e ridono, ed è un momento talmente sincero e molto divertente, che chiunque poi l’avrebbe tagliata in montaggio, ma loro l’anno lasciata.
DeLORD: Sai che non ho mai visto questo film? Lo aggiungo alla mia lista “film da vedere”. Posso dirti “meno male che non l’hanno tagliata quella scena” perché è una scena viva, vera e sincera credo. Almeno, io me la sto immaginando così senza aver visto il film… e nel mentre ricollego questa scena ad un periodo della mia vita in cui, con altri amici musicisti, eravamo soliti recarci in un locale in centro a Bologna che ci metteva a disposizione il pianoforte dalle 23:30 ad oltranza per fare tutto ciò che ci passava per la testa. Ecco quei momenti erano identici alla scena che hai descritto tu: ridere, ridere ed ancora ridere, semplicemente perché stavamo giocando (play) alla musica.
GRAZIANO: Pensavo, che tu sei uno che, col piano, fa innamorare la gente. Sei di quei musicisti che io chiamo non melodici (da San Valentino) ma romantici. DeLord, pianista dell’amore. Solitamente questo genere di compositori, nell’800 venivano asssoldati da facoltosi mecenati per suonare nei salotti, ma questi artisti ne approfittavano per conoscersi fra di loro, per scambiarsi le esperienze, come successe per il terzetto perfetto Liszt, Chopin, Mendelssohn. Tu sai bene che il Lied è una forma musicale tedesca da camera per voce e pianoforte, e Schubert con Schumann, che si erano conosciuti e amati, si dedicarono poi a quello… Anche tu tesoro, ami gli scambi culturali?…
DeLORD: Hai toccato un tasto importante. Io vivo di scambi culturali e mentali. Credo siano alla base del vivere un’esistenza piena e aperta. Sai noi spesso siamo molto diffidenti e pensiamo che il mondo che conosciamo sia solo il nostro; il mio pensiero è diverso. Il mondo è tutt’intorno a noi, tocca a noi scoprirlo e fare in modo che gli altri si fondino col nostro e ne facciano parte. Quindi sì, ti confermo che amo gli scambi culturali, soprattutto quelli che non avresti detto mai dove si trova un punto d’incontro tra due vite totalmente agli antipodi. L’unico problema è che spesso noi italiani ragioniamo troppo local, da provinciali e non ci rendiamo conto di avere a disposizione un mondo intero da scoprire… Ma anche questo mio caro, si evolverà.
GRAZIANO: Ed ora mi viene da chiedertelo, la tua musica dove ha viaggiato?
DeLORD: Mi viene da dirti ovunque, senza nessuna presunzione. Ho scoperto di avere fan in tutto il mondo. Però sai è una situazione molto strana; spesso mi sento un po’ come Rodriguez, hai presente quel cantante che è rimasto all’insaputa di essere famoso per decenni? Ecco, io mi sento un po’ così. E te lo snocciolo sincero. So che Los Angeles totalizza il 60% dei miei ascolti sul canale Reverbnation, oppure che in fatto di streaming su Spotify sempre gli Stati Uniti la fanno da padrone ma il Sud America non è meno e nemmeno la Russia. Ultimamente sono arrivato anche a Taiwan.
GRAZIANO: Beh, certo Christian, hai d’altronde un viso da compositore internazionale. E l’Italia?…
DeLORD: …L’Italia è un paese imprevedibile, sempre con le pezze al culo ma così testardo a dimostrare il contrario… Vediamo se cogli la mia citazione. Diciamo che in Italia faccio molti concerti ma rimane un paese in cui “sfondi” in tanti modi strani e raramente meritocratici. Ma non mi lamento; lo scorso anno ad esempio sono arrivato secondo su oltre quaranta compositori alla manifestazione PianoCity Milano, che per me, da totale autodidatta del pianoforte, è anche un risultato importante. Oppure Enrico Ruggeri, ospite da Red Ronnie, mi ha citato dichiarando che «in un mondo ideale uno come DeLord dovrebbe essere già famoso». Quindi, per come la vedo io, non posso lamentarmi. Io credo che al giorno d’oggi la dichiarazione “essere famoso” sia molto relativa e potrei consigliarti un libro molto bello che ho letto ultimamente: si chiama “Parliamo di Musica” di Stefano Bollani. Dovrebbero farlo leggere a scuola, in quanto farebbe capire a tutti quanto siamo nulla se rapportati alla grandezza dell’Universo e di tutto quello che ci sta intorno sopra e sotto.
GRAZIANO: Hey, mi accorgo che non abbiamo detto nulla di questo tuo single che esce questo mese, “Un respiro”. Che è un titolo ma che è un’opera di te giovane ma matrice. Irripetibile nel tuo unico. E con un respiro ti bacio, mi tolgo dalle palle, e torno ai miei sogni, autorizzati dalla legge dell’amore. In The Law of Love. Uh, mi piace il suono, potrei scriverne una poesia. Ma mi viene in mente che – in tempo reale oggi-adesso – Igort è il mio Ideale poeta postmoderno (parole e figure), di quelli che potrebbe mostrarmi anche come sorridere bene o camminare meglio. Quando ceniamo insieme ogni fine settimana, mi chiama Strega dI Mare quando arrivo con la mia cuffia da nero, e questo è già essere uno Story Teller.
DeLORD: Sono preso e ripreso dalle infinite direzioni del nostro surfing;) Ma la cosa non mi stupisce: io sono proprio così. 
Questo mese pubblico un brano a cui sono molto legato. Per me segna l’inizio di un nuovo cammino; dopo aver avuto una piccola parentesi con un’etichetta indie, ho preso la decisione di tornare ad autoprodurmi totalmente. Il motivo? Assaporare nuovamente quella libertà di creare che si ha senza vincoli inutili in un mercato ormai più libero che statico… E da qui comincia tutto, dalla ritrovata libertà. La cosa straordinaria è come ci sono arrivato ed ho cercato di raccontarlo attraverso il primo singolo che pubblicherò che si chiama, appunto, “Un Respiro”. Un brano che ho dedicato a noi stessi, alla ricerca di chi siamo veramente, per capire realmente quanta forza è racchiusa al nostro interna e di come tutto questo venga soffocato dal mondo esterno che ci stimola troppo spesso ad essere negativi, ad omologarci e a smettere di essere noi stessi per vivere una vita totalmente distaccata da ciò che siamo. Ecco, da qui parte il mio nuovo viaggio, da ciò che è alla base di ogni vita, quel semplice gesto che inconsciamente eseguiamo almeno 21.000 volte al giorno: un respiro.
GRAZIANO: Pensa, che una volta era proibito perfin desiderare di sognare (dormendo), o anche avere visioni assolute e definitive. E ti bruciavano il corpo e l’anima nel martirio che ci spetta. Quindi, immagina quanto doveva essere sconvolgente, in letteratura e in musica and in quello che vuoi, esprimere il respirare. O l’idea del respirare. E nel tuo brano, c’è questo regalo del tuo sentimento. Ricordare. Non un milione di respiri, non mille respiri, non cento respiro, ma, “Un respiro”. Ebbrezza del piano, ed euforia del forte, senza Satana una volta tanto. Ti abbraccio DeLord. Thanks for the conversation, dude.
DeLORD: Hai scelto tutto Graziano, e colto che nel mio brano c’è questo regalo. Voglio ampliare questa tua esposizione confessandoti che io voglio che – tutta la mia musica – sia un dono verso chi è capiente dal riceverla; lo scopo principale della mio lavoro è far sentire bene le persone, toccarle nel profondo, smuovere quella parte sommersa di ognuno di noi che il mondo sa bene come lasciare sul fondo, trascurata e non vissuta. 
Il brano è ora disponibile nel web e contiene anche una versione Remix realizzata da [K]een, produttore di Immanuel Casto. E a te, ti abbraccio e grazie del ritratto fatto a mano coi tuoi pennini magenta 🙂

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“Sognare Part. I” | Zimbalam Italia

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“Sognare Part. II” | Etichetta bolognese

25 Dicembre 2009
“Sognare” | poesie 2006-2008 | Aran Edizioni

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