ALBERTO MORAVIA

Moravia_by_origa

Africa multicolore ma non variopinta. Africa natura morta. Africa zuppa
di cavoli neri in cui navigano pezzi di pasta bianca. Foreste
come pezzi di carne, che le strade di terra rossa solcano come ferite aperte. Africa anni Settanta. E la Mongolia?

"Oh yes baby, tu sei più forte ma io sono più veloce" (go)

Alberto Moravia (pseudonimo di Alberto Pincherle), Roma, 1907-1990. Nel 1929 pubblica a sue spese (5.000 Lire) con l’editore milanese Alpes il suo primo romanzo, "Gli indifferenti", opera esistenzialista. Nel 1944 fonda, con Mario Pannunzio, la rivista "Caratteri". Nel 1953 fonda, con Alberto Carocci, la rivista "Nuovi Argomenti" alla quale chiama a collaborare l’amico Pier Paolo Pasolini. Per "La noia" gli viene assegnato il Viareggio e nel 1960 Vittorio De Sica realizza il film tratto dall’omonimo libro "La ciociara". Autore de "Il conformista" (1951). Quasi tutti i suoi libri diventano film.
Graziano lo incontra a Roma nel 1982, dopo aver letto "Io e lui" (1971) ma soprattutto il diario-reportage "A quale tribù appartieni?" (1972), scritto dopo un viaggio in Africa. Alberto è a letto, dopo una ennesima caduta durante l’estate. Ci accoglie e ci bacia – sorridente e non inquieta – Carmen Liera Moravia.

ALBERTO MORAVIA: …E ti ho già raccontato molto. Anzi, questo inverno voglio tornare in Africa, in qualche zona selvaggia; magari pericolosa, in Sudan per esempio, non è facile andarci.
GRAZIANO ORIGA: Io  vorrei andare per la prima volta in Africa…
ALBERTO: Allora vai in Kenya. Una parte del Kenya è ancora completamente selvaggia, al contrario di quello che si pensa. Solo un terzo è civilizzato, sembra di essere in Inghilterra. Poi invece ci sono delle parti che fanno paura, selvagge, niente strade, tribù bellicose, soprattutto nei dintorni del lago Rodolfo. Io l’ho fatto in Land Rover.
GRAZIANO: C’è la noia in Kenia?
ALBERTO : Io non mi stufo mai perchè mi piace la monotonia. L’Africa è monotona.
GRAZIANO: Se dovessi fare un biglietto chiuso, di quanti giorni lo faccio?
ALBERTO: Quindici giorni. E fallo di andata e ritorno.
GRAZIANO: Ma tu giri sempre l’Africa in Land Rover?
ALBERTO: Quando sono andato per terra sì, ma ho fatto due volte lo Zaire in battello; otto giorni di navigazione ciascuna volta. Otto giorni sono tanti. I napoletani ci mettevano otto giorni per andare in America.
GRAZIANO: Ti piace solo l’Africa?
ALBERTO: La Mongolia mi piace quanto il continente africano. E’ l’ultimo paese del mondo ancora esistente in cui tutta la popolazione circola a cavallo. Ci sono più cavalli che persone. Intere famiglie a cavallo.
GRAZIANO: Che governo c’è in Mongolia?
ALBERTO: La Mongolia è la seconda repubblica comunista sovietica dopo quella russa.
GRAZIANO: Ci sono dei negozi, in Mongolia?
ALBERTO: Si, dei negozi di Stato. La roba non è mai molto buona, viene dalla Germania Orientale. Le loro specialità sono cuoio, tanto formaggio; puzzano di formaggio. Ma voglio dire con enfasi che la Mongolia è il più bel paese del mondo. Gli americani vanno lì e pagano venti milioni per ammazzare un cervo, un cervo grande come questa stanza, con delle corna gigantesche e meravigliose.
GRAZIANO: Tu vai a cavallo?
ALBERTO: Non posso, sono a letto, Graziano non vedi?
GRAZIANO: Beh, voglio dire, in passato…
ALBERTO: Io sono malato alla gamba dall’età di nove anni. In Mongolia ce ne sono a migliaia, di cavalli. Una volta stavo su una collina leggendo un libro di poesia, ad un certo momento si è avvicinato un reggimento, io ho avuto paura e stavo scappando, poi mi sono accorto che era una famiglia nomade a cavallo.
GRAZIANO: Per i bambini ci sono i cavallini piccoli?
ALBERTO: I bambini partecipano alla grande corsa nazionale che si svolge in luglio a cui partecipano più di quattrocento creature che non devono avere meno di otto anni e non più di dodici. Vanno in sella, è una corsa di trenta chilometri. In Africa sono stato più di venti volte, in Mongolia una sola.

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UP IMAGE CREDITS:
Alberto Moravia portrait,
by Origa (pen&ink+ecoline, 1991, framed purple for Nòva100, 2008)
Alberto & Graziano (photo by Joe Zattere)

All images Graziano Origa Foundation